La mia storia armena
Sergio Zerunian
Sono nato a Roma nel dicembre 1954, figlio di un’italiana, Angelica Belli (Maenza, 1928), e di un armeno, Nazareth Zerunian (Malatya, 1917 – Roma, 1968), scampato alla coda del genocidio nei primi mesi del 1924 insieme a sua madre Veronica e a suo fratello Avedis. Ho ricostruito le parti più significative della mia storia armena grazie a testimonianze recuperate fra le carte di mia nonna (documenti, lettere, foto) e ai suoi ricordi (in parte ascoltati direttamente quand’ero bambino, in parte riportatimi successivamente da mia madre); molti passaggi della mia ricostruzione hanno poi avuto riscontri oggettivi in documenti che ho trovato nell’archivio del Pontificio Collegio Armeno di Roma e, soprattutto, nell’archivio dell’anagrafe del Comune di Maenza.
I miei nonni armeni, Zerun Zerunian (Malatya, 1894? – Malatya, 1924) e Veronica Motian (Malatya, 1894 – Roma, 1968), erano entrambi di Malatya, città dell’Anatolia orientale sita su un altopiano fra i resti dell’antica Melitene e l’alto corso del Fiume Eufrate, vicino all’importante sito archeologico di Arslantepè / la “Collina dei leoni” (fig. 1); prima del genocidio, nel territorio di cui è parte Malatya c’era una significativa presenza di Armeni (fig. 2). Di mio nonno Zerun e della sua famiglia non so quasi nulla; ho recuperato solo una sua foto non datata, riferibile a un periodo compreso fra il 1920 e il 1923 (fig. 3). Di mia nonna Veronica so invece molte cose, anche perché essendo vissuta con la mia famiglia fino alla sua morte ho avuto modo di ascoltare con le mie orecchie ciò che ricordava della sua vita vissuta in Armenia, dalla sua fuga dall’Anatolia, del suo arrivo in Italia… e poi la ricordo bene anche perché è stata l’unica nonna che ho conosciuto. La prima cosa certa è che Veronica era l’ultima dei quattro figli (gli altri erano Hovannes/Giovanni, Khanum/Virginia, Sarkis/Sergio) di Haroutiun/Pasquale Motian e di Yeghisabet/Elisabetta Hazarian (vedi fig. 7).
Durante la prima fase del genocidio, i “massacri hamidiani” del 1894/96, il mio bisnonno Haroutiun Motian viene ucciso insieme a un suo fratello probabilmente da milizie curde al servizio dell’Esercito ottomano. La mia bisnonna Yeghisabet trova il modo di sottrarre i suoi figli maschi alla furia omicida dei musulmani allontanandoli dall’Anatolia, probabilmente con l’aiuto di un’associazione umanitaria che fa capo alla Chiesa armena cattolica: Hovannes, che ha tredici anni, viene mandato negli U.S.A., dove diventa John (andrà a vivere e metterà su famiglia a Worcester, MA); Sarkis, che ha sette anni, viene mandato in Italia, dove diventa Sergio (verrà accolto da qualche istituto che fa capo alla chiesa cattolica, forse proprio dal Pontificio Collegio Armeno di Roma). Dopo l’istruzione di base, Sergio frequenta una scuola professionale e impara il mestiere di elettricista.
Tra il 1920 e il 1922 la Società Laziale di Elettricità svolge lavori di potenziamento della rete elettrica dei comuni dei Monti Lepini, nel Lazio in Provincia di Roma. La Società assume del personale e Sergio Motian diventa un suo dipendente; viene mandato a lavorare a Maenza. Terminati i lavori Sergio accetta, o chiede, di restare nel piccolo comune dei Monti Lepini dove si occupa della gestione dell’illuminazione pubblica e degli allacci di uffici, case e negozi. Diventa così il primo elettricista di Maenza, dove resterà fino al 1935.
Mentre i figli maschi vengono mandati lontano dall’Anatolia, Yeghisabet resta a Malatya insieme alle sue figlie Virginia e Veronica. Nel novembre del 1912 Veronica sposa Zerun Zerunian, da cui avrà due bambini: Nazareth (1917) e Avedis (1922). La famiglia Zerunian è proprietaria di una manifattura di tappeti dove lavorano circa sessanta dipendenti, in parte armeni e in parte turchi. Secondo quanto ho ricostruito, ma è solo un’ipotesi, gli Zerunian vengono risparmiati durante la fase cruciale del genocidio del 1915 proprio perché gestiscono la manifattura, che risulta funzionale alla comunità turca di Malatya in quanto dà occupazione a molti musulmani. La manifattura è la loro “assicurazione sulla vita”, che verrà meno appena le maestranze turche si impadroniranno del know how necessario a mandare avanti l’attività.
Nel gennaio del 1924 Zerun Zerunian, ormai non più indispensabile per mandare avanti la manifattura di tappeti, viene ucciso all’età di 29 anni da una banda di musulmani probabilmente incaricata dal kaymakam di Malatya; viene sepolto vivo nel giardino-frutteto della sua casa, davanti a sua moglie e ai suoi bambini. Diventa così uno degli ultimi martiri del genocidio del popolo armeno, pianificato dai governanti dell’Impero ottomano (poi Repubblica di Turchia) e portato a compimento nel corso di trent’anni dalla parte più radicale dell’Esercito turco, da milizie curde e di altre etnie musulmane, da delinquenti comuni anch’essi musulmani fatti uscire appositamente dalle carceri della Mezza luna. Dal paradiso in cui sono stati accolte tutte le vittime del genocidio degli Armeni, la stessa notte del suo assassinio Zerun appare in sogno a Veronica: le dice di aver messo l’oro e i gioielli di famiglia dentro un secchio che ha nascosto sotto terra ai piedi di un grosso albicocco del loro giardino; le dà istruzioni per recuperarlo e darlo a un certo cammelliere turco che potrà aiutare lei e i suoi bambini a fuggire da Malatya.
Veronica mette in pratica quanto indicatole dal marito e con l’aiuto di un cammelliere turco, a cui dà buona parte dei suoi averi, fugge da Malatya con Nazareth e Avedis. Dopo un viaggio molto difficoltoso e per certi aspetti drammatico attraverso i monti del Tauro armeno e la valle dell’Eufrate, Veronica e i suoi figli giungono ad Aleppo. Ora la città, in conseguenza del riassetto geo-politico scaturito della fine della Prima Guerra Mondiale, è parte del Protettorato francese di Siria e Libano e dà accoglienza ai profughi armeni. Da qui Veronica riesce a contattare suo fratello Sergio, che vive in Italia. Quest’ultimo le promette ospitalità e le invia istruzioni e soldi necessari per raggiungerlo. Veronica e i suoi bambini muniti di passaporto francese (figg. 4-6) si imbarcano così su una nave, molto probabilmente nel porto di Laodicea, diretta prima verso Smirne e poi verso Napoli. La figura 6 è la riproduzione della foto incollata sul passaporto; è datata 7 luglio 1924 ed è la prima in mio possesso che raffigura Veronica Motian e i suoi figli Nazareth e Avedis Zerunian.
Nello stesso mese di luglio 1924 Veronica e i suoi bambini giungono a Maenza e vanno a vivere con Sergio Motian, fratello di lei (vedi figg. 7-8).
I due fratelli Sergio e Veronica Motian si erano separati nel 1896, quando lui aveva sette anni e lei solo due, durante i “massacri hamidiani” in cui è stato ucciso il loro padre Haroutin/Pasquale; in conseguenza del drammatico evento rappresentato dalla morte di Zerun Zerunian, si ritrovano in Italia 28 anni dopo. Inizialmente Veronica ha non poche difficoltà nell’adattarsi alla vita del piccolo paese dei Monti Lepini dove vive e lavora suo fratello, difficoltà che confida per lettera alla sorella Khanum/Virginia rimasta con la sua famiglia a Malatya (figg. 9 e 10). Veronica e i suoi figli resteranno a vivere a Maenza ospitati da Sergio fino al 1935 (figg. 11-13), quando insieme a quest’ultimo si trasferiranno a Roma; in quel periodo i due bambini hanno completato entrambi la scuola elementare (fig. 14).
Nel febbraio del 1935 Sergio Motian viene chiamato in servizio a Roma e lascia Maenza, portandosi dietro tutta la famiglia allargata che ormai si ritrova: la sua convivente Attilia (che diventerà successivamente sua moglie), sua sorella Veronica, i suoi nipoti Nazareth e Avedis. Giunti nella capitale d’Italia, Veronica e i suoi figli regolarizzano subito la loro posizione presso l’Autorità di Pubblica Sicurezza di Roma con l’ottenimento di un permesso di “Soggiorno degli Stranieri in Italia” (fig. 15). Dopo una prima sistemazione in Via Brennero insieme a Sergio Motian, Veronica e il suo primo figlio Nazareth vanno a vivere in Via Toscana (mentre l’altro figlio Avedis viene mandato in seminario nel Collegio Armeno Mechitarista Moorat-Raphael dell’Isola di San Lazzaro – Venezia), a due passi dalla chiesa armena di San Nicola da Tolentino e dall’annesso Pontificio Collegio Armeno. Qui Veronica entra in contatto con la piccola comunità armena di Roma ed inizia a frequentare con regolarità la chiesa armena. Fra le altre, diventa amica di Yeghis Aghagianian, sorella dell’ex rettore del Collegio (da poco nominato vescovo con il nome di Krikor Bedros XV Aghagianian, e che sarà cardinale alcuni anni dopo durante il pontificato di papa Pio XII). Per provvedere al suo mantenimento e a quello di sua madre, Nazareth inizia a lavorare come garagista nell’autonoleggio della Hertz di Via Sallustiana (figg. 16 e 17). Pur nelle diverse strade a cui porta la vita, il rapporto fra Sergio Motian e i suoi nipoti resta saldo in ogni momento (fig. 18).
Negli anni 1941/42 Nazareth svolge il servizio militare come artigliere dell’Esercito Italiano (fig. 19); viene congedato nell’ottobre 1942 in quanto apolide (fig. 20). Torna quindi a vivere a Roma e riprende a lavorare nell’autonoleggio della Hertz di Via Sallustiana. Nella seconda metà degli anni Quaranta Nazareth migliora la sua posizione lavorativa e svolge esclusivamente il mestiere di autista (fig. 21); nel 1948 conosce il senatore Prof. Giuseppe Medici, che verrà nominato più volte ministro della neonata Repubblica Italiana, di cui sarà per vent’anni il segretario particolare (fig. 22).
Nel 1952 Veronica Motian, munita di un regolare passaporto italiano (figg. 23 e 24), fa un viaggio a Malatya per riabbracciare sua sorella Virginia e i suoi familiari (figg. 25-27). Sempre nel 1952 Nazareth si fidanza con Angelica Belli, una ragazza di Maenza (figg. 28 e 29), che sposa nella chiesa armena di San Nicola da Tolentino il 7 febbraio 1954 (figg. 30 e 31). Il 13 dicembre dello stesso anno nasce il loro primo figlio: Sergio, cioè io (fig. 32). Sono stato battezzato nella chiesa armena e, accompagnando regolarmente mia nonna Veronica, ho partecipato sia in situazioni ordinarie che straordinarie alla vita della comunità armena di Roma (fig. 35). Dopo di me, sono nati i miei fratelli Veronica e Zerun (fig. 36).
La storia armena della famiglia di mio padre che ho qui brevemente raccontato, sommata alla storia italiana della famiglia di mia madre che ha visto mio nonno Ferdinando Belli come un assoluto protagonista della prima metà del Novecento (emigrante negli U.S.A., soldato nella Prima Guerra Mondiale sul Carso, operaio dell’Opera Nazionale Combattenti nella bonifica integrale della Pianura Pontina, “volontario” nella Guerra d’Etiopia, sottufficiale nella Seconda Guerra Mondiale), è stata da me trasformata in un romanzo storico: Dolcissimo amore dagli occhi grandi (Atlantide Editore – Latina, 2018).
Guida alla consultazione della parte fotografica
Fig. 1 – Malatya, posizione geografica
Fig. 2 – Prima del genocidio, nel territorio di cui è parte Malatya c’era una significativa presenza di Armeni (figura tratta da Orfalian, 2009)
Fig. 3 – Zerun Zerunian (al centro con il copricapo), foto riferibile a un periodo compreso fra il 1920 e il 1923
Figg. 4, 5 e 6 – Il passaporto francese di Veronica Motian e dei suoi bambini Nazareth e Avedis
Fig. 7 – L’atto di registrazione di Veronica Motian presso l’anagrafe del Comune di Maenza, all’epoca provincia di Roma, nel momento del suo arrivo in Italia (l’anno di nascita indicato sul documento è errato, poiché Veronica era nata nel 1894; molto probabilmente il documento è stato redatto sulla base di dichiarazioni della stessa Veronica, tradotte dall’armeno in italiano da suo fratello Sergio)
Fig. 8 – Una parte dello stato di famiglia di Sergio Motian in cui, oltre alla sua convivente Attilia Marchetti, risultano aggiunti Veronica Motian e i suoi figli Nazareth ed Avedis Zerunian
Figg. 9 e 10 – Lettera di Khanum a Veronica, Malatya 15 ottobre 1924
Figg. 11, 12 e 13 – Foto databili fra il 1932 e il 1934: si vedono Sergio, Veronica e i fratelli Nazareth e Avedis; in quel periodo i due bambini hanno completato entrambi la scuola elementare
Fig. 14 – La pagella di Nazareth, relativa all’anno scolastico 1931/32 ed al completamento degli studi “di grado superiore” (licenza elementare) nella Scuola Elementare di Maenza
Fig. 15 – Il permesso di “Soggiorno degli Stranieri in Italia” riguardante Veronica Motian, rilasciato dall’Autorità di Pubblica Sicurezza di Roma e datato 10 luglio 1935
Fig. 16 – Nazareth, febbraio 1936
Fig. 17 – Nazareth (il ragazzo poggiato alla macchina), settembre 1939
Fig. 18 – Foto probabilmente del 1940: Sergio Motian con i suoi nipoti, di fatto suoi figli adottivi, Nazareth e Avedis; quest’ultimo indossa la tonaca da novizio
Fig. 19 – Negli anni 1941/42 Nazareth svolge il servizio militare come artigliere dell’Esercito Italiano (nella foto è il secondo da destra seduto)
Fig. 20 – Nazareth viene congedato nell’ottobre 1942, in quanto apolide
Fig. 21 – Nella seconda metà degli anni Quaranta Nazareth migliora la sua posizione lavorativa e svolge esclusivamente il mestiere di autista
Fig. 22 – Nel 1948 conosce il senatore Prof. Giuseppe Medici, che verrà nominato più volte ministro della neonata Repubblica Italiana, di cui sarà per vent’anni il segretario particolare
Figg. 23 e 24 – Il passaporto italiano di Veronica Motian
Figg. 25, 26 e 27 – Nell’agosto 1952 Veronica torna a Malatya per riabbracciare sua sorella Virginia e i suoi familiari
Fig. 28 – Nazareth e la fidanzata Angelica Belli (Maenza, settembre 1952)
Fig. 29 – Angelica, a destra, con i suoi fratelli Euro, Rita, Giuliana, Fernando/padre Carlo; davanti, seduta, c’è Veronica (Maenza, settembre 1952)
Figg. 30 e 31 – Matrimonio di Nazareth e Angelica: Roma, Chiesa armena di San Nicola da Tolentino, 7 febbraio 1954
Fig 32 – Sergio, primo figlio di Nazareth e Angelica (primi mesi del 1955)
Fig. 33 – Sergio tra i genitori Nazareth e Angelica (Roma, settembre 1958)
Fig. 34 – Sergio con i genitori e la nonna Veronica (Roma, settembre 1958)
Fig. 35 – Foto databile novembre o dicembre 1958: si intravede Sergio in mezzo alla folla con un cappellino bianco, durante il ricevimento della comunità armena capeggiata dal cardinale Aghagianian concesso da papa Giovanni XXIII poco dopo la sua elezione
Fig. 36 – Foto del 1960: Sergio, a destra, con la sorellina Veronica (Roma, 1957) e il fratellino Zerun (Roma, 1959)